E’ quasi il tramonto, un abbraccio dorato avvolge gli ultimi chilometri di pista che ci porterà a Loyangalani, sulle rive del lago Turkana. Siamo partiti stamattina presto da Maralal, saremo accompagnati in questo percorso da due militari, la nostra scorta armata. Negli ultimi tempi ci sono stati scontri tra le tribù
e l’afflusso di armi dall’occidente, non facilita il percorso di pacificazione avviato delle autorità keniote. Una pista infernale di duecentocinquanta km di tòle ondulè, buche, sassi e polvere, mette a dura prova equipaggi e macchine. Ma è noto che l’Africa non regala niente, ma è anche vero che non ti delude mai.
Eccolo lì, dopo l’ultima curva, il “mare di Giada”, il più grande lago alcalino del mondo, immenso, magico, affascinante. Aspetta, immobile, impavidi viaggiatori per regalargli emozioni uniche. “Siamo atterrati sulla luna” mi viene da pensare. I verdi paesaggi dei parchi hanno lasciato il posto ad un territorio di pietra vulcanica. Un luogo desolato e torrido, ma di sublime bellezza. Sparuti ciuffi d’erba e isolate scheletriche acacie, sono l’unico alito di vita in questa landa avara e arida, l’unico povero alimento per greggi di pecore e capre.
Mentre percorriamo lo sconnesso tracciato che costeggia il lago e gli ultimi riflessi di luce accarezzano l’acqua, l’emozione mi stringe il cuore. In controluce appaiono lontane nere figure, pescatori o pastori, che sembrano marionette in un teatro fantastico. E’ la terra dei Turkana questa, dei Rendille, dei Samburu, degli El Molo. Siamo qui per loro, per conoscere questi fieri abitanti, l’ultimo vero sangue africano. Domani li incontreremo. Ma solo domani. L’oscurità scende e il vento soffia, come impietosito, cercando di mitigare l’afa soffocante . Ascolto Il silenzio della notte, l’unico suono, la musica dell’Africa..
Clelia Nocchi