Svettano alti e sottili i campanili del Maramures, come a voler toccare il cielo e portare a Dio le preghiere di queste genti. Le decine di chiese nei piccoli villaggi, alcune patrimonio Unesco, hanno la particolarità di essere costruite interamente in legno.
Le mani degli artigiani, che attraverso intrecci e incastri, senza l’uso di metalli e di chiodi, hanno dato vita ad un’ architettura unica. Sono vecchie di secoli le chiese di questa remota regione della Romania, decorate all’interno sono testimoni immobili di un territorio che è rimasto saldamente ancorato alle tradizioni.
Per la visita non ci si presenta ad una biglietteria. Può succedere che una volta parcheggiata la macchina, ecco correre verso di te una gentile signora che tira fuori le chiavi dalla tasca del grembiule, con le mani ancora bagnate di bucato e ti fa segno di seguirla.
Qualche parola in rumeno due in inglese e negli occhi l’orgoglio di mostrarti un tesoro. E poi si siede ad aspettarti concedendosi un pò di riposo e una preghiera fuori programma.
La popolazione qui conduce una vita semplice legata alla natura e a suoi ritmi. Il tempo procede lento a bordo dei carretti trainati dai cavalli. Un autentico viaggio nella storia, tra i figli dei Daci, forti e fieri che neanche gli anni bui del dominio di Ceausescu ha piegato. Clelia Nocchi