Fa caldo nel villaggio di Tiebelè, il sole e il silenzio sembrano gli unici abitanti di questo angolo sperduto del mondo. I nostri occhi osservano rapiti i gesti antichi dell’anziana signora, accanto a lei i colori nelle ciotole sono pronti, la sua mano scarna intinge la penna di faraona come fosse un pennello e traccia con padronanza sulla parete di fronte delle linee nere, è l’inizio della decorazione che coprirà la facciata della sua casa.
Come ogni anno, da secoli, da sempre, il rito si rinnova. Prima che arrivino le piogge le donne Kassena con abilità e fantasia, usando solo elementi reperiti in natura e seguendo una precisa simbologia che si esprime attraverso segni geometrici e antropomorfi, ricoprono i muri di motivi colorati.
Tre sono i pigmenti usati: il rosso che significa forza, il bianco per la morte, e il nero per la terra. Le povere abitazioni costruite con paglia e fango appaiono come castelli fatati rubati ad una fiaba. I Kassena, che appartengono al gruppo dei Gurounsi, sono una delle più antiche etnie installatesi in questi territori intorno al 15° secolo. Siamo nel sud del Burkina Faso, questa parte dell’Africa occidentale confinante con il Ghana, così poco conosciuta, quello che un tempo si chiamava Alto Volta, terra disperatamente povera dimenticata da Dio e dagli uomini.
Nel piccolo borgo di Tiebelè, racchiuso da mura circolari, nei tre acri della Cour Royale le abitazioni sono costruite in funzione della miglior difesa; sia da eventuali assalti dai nemici, sia per tutelarsi dal caldo. Muri spessi più di 30 centimetri e l’assenza di finestre, ad eccezione di una piccola apertura per entrare, garantiscono protezione e frescura.
La delicata arte della decorazione, dalla stesura dell’intonaco prima e della finitura poi, hanno un significato preciso. Oltre all’abbellimento ha anche la funzione di preservare più a lungo le superfici. Dopo aver steso i colori tutto viene ricoperto con una sostanza liquida estratta dai baccelli dell’albero di carrubo.
E’ stata fondata, da qualche anno un associazione per lo sviluppo di Tiebelè, per salvaguardare e promuovere l’immenso patrimonio culturale e trasmetterlo alle future generazioni. Una valorizzazione di un cultura ancestrale rivolta anche ad incrementare il turismo nel paese, che andrebbe a beneficio degli abitanti. Clelia Nocchi