Era “il mondo conosciuto” come chiamavano il loro impero i romani. Quell’area di grande estensione di quasi 14.000.000 di kmq. L’imperatore Adriano, succeduto a Traiano, si era reso ben conto della difficoltà del controllo di confini così dilatati e sempre in fermento. Meno incline alla guerra e all’accaparramento di nuove terre, uomo curioso di cose nuove, amante della cultura greca, andò alla scoperta dalla Britannia nel 122 A.d.
Oltre al viaggiare per interesse personale, si mosse verso nord in seguito all’annientamento da parte dei Britanni di un’intera legione romana. La sua era una politica volta alla sicurezza e alla difesa. Pensò forse che era venuto il momento di preservare il settore settentrionale, la tribù dei Pitti, barbari indomabili e pericolosi, erano una reale minaccia.
La costruzione di un lungo muro che dividesse il “limes” romano dal mondo sconosciuto, fu la soluzione. La costruzione della fortificazione totalmente in pietra iniziò nel 122 d.C. e fu completata in soli sei anni. Alto sei metri e largo tre per una lunghezza di 130 km, come un serpente, si snodava sulle colline e lungo le valli attraversando le belle brughiere della Britannia, traducendo una grande conoscenza della morfologia di quella terra. Ogni 1500 metri circa, era interrotto da porte custodite da fortini, chiamati “milecastles” in cui stazionavano delle piccole guarnigioni.
Tra due milecastles vennero costruite due torrette poste a circa 500 metri l’una dall’altra con funzione di avvistamento. Questo ingegnoso sistema consentiva tra l’altro di trasmettere con la massima velocità, qualunque messaggio o segnale da una costa all’altra. Una complessa opera oggi riconosciuta come la più grande del mondo romano, che per trecento anni garantì stabilità e pace. In epoca successiva, a maggior protezione del muro fu costruito anche un fossato esterno profondo tre metri e largo dieci.
Per molto tempo si è creduto che il muro fosse stato edificato solo a scopo difensivo, ma altro non era che una frontiera ideale, un punto di controllo e di osservazione su ogni tipo di traffico, anche commerciale. Oggi rimane solo qualche parte di quell’imponente barriera. Per lo più nella parte centrale del lungo percorso che corre da Wallsend-on-Tyne, sul mare del Nord vicino a Newcastle, a Bowness on Solway, sul mare d’Irlanda, vicino a Carlisle. E’ lì, il muro, a raccontare la storia di un grande impero, la sua potenza e la sua magnificenza. Avrà anche perso la ponderosità, sottratta inevitabilmente con il passare del tempo dalle ruberie subite, ma non il fascino. E’ capace ancora, per chi lo sceglie come compagno di cammino di suscitare profonda emozione.
Nelle giornate grigie e piovose, che sono in maggioranza da queste parti, quando la nebbia lo avvolge, facendo scomparire le tante persone che qui vengono per calcare il suo sentiero, ecco che allora ti senti davvero parte di un mondo lontano. Allunghi la mano, lo sfiori e sai che ti passano accanto quasi 2000 anni di storia. I prati verdissimi, animati da pecorelle bianche dal muso nero e dalle tante mucche che pascolano tranquille, i paesaggi magici aiutano e alimentano la suggestione. Se si vuole si può percorrere a piedi in tutta la sua lunghezza affiancato com’è da un sentiero ben segnalato, basta seguire la “ghianda” segno ufficiale del percorso. Oppure si può fare anche solo qualche tratto, organizzando gli spostamenti con il bus, che non a caso si chiama A.D. 122 il quale funge da navetta.
All’altezza dei ruderi delle antiche porte e dei fortini sono presenti dei pannelli illustrativi. Tante le cose da vedere, ma assolutamente da non perdere sono: il Chesters Roman fort and museum, Vindolanda Roman fort and museum e fort Housesteads (tutti gli ingressi sono a pagamento). Nel web sono tante le proposte di trekking, consigliabile a mio giudizio, scegliere quella che più fa al caso vostro, perché ci saranno persone esperte che potranno arricchire la vostra esperienza. Buon cammino nel grande impero romano.! Clelia Nocchi
(www.hadrianswallcountry.co.uk – www.english-heritage.org.uk )(www.vindolanda.com/roman-vindolanda/writing-tablets)