E quasi mezzogiorno quando arriviamo all’entrata del canyon. La giornata mite di fine settembre, il cielo pressochè sgombro di nuvole e l’orario non certo casuale, sono le condizioni propizie per assistere a quel magico “evento” che questo luogo regala. E’ l’Antelope Canyon, uno dei tanti tesori che La Navajo Nation racchiude.
La Riserva Indiana si estende per poco più di 70.000 kmq nella parte nord dell’Arizona ai confini con Utah. Il canalone fu scoperto intorno alla metà degli anni novanta ed ora è una delle attrazioni più famose e fotografate del mondo. Un’architettura formata dall’acqua, che con violenza nel corso degli secoli ha forgiato l’arenaria. Un percorso nelle viscere della roccia che ci permette di calpestare la sabbia di quello che altro non è che il letto dove precipitano acque torrenziali e di essere spettatori di un cosmo unico per colori e forme.
Alcuni tratti sono piuttosto stretti e anche il sole con fatica penetra dall’alto. Nella prima parte però dove le rocce sono più aperte sia alla base che all’apice, nell’ora centrale della giornata, l’Antelope Canyon mette in scena il suo spettacolo migliore. Una lama di luce solare trafigge la penombra. Il cielo e la terra si uniscono in un abbraccio diafano per un breve lasso di tempo. Le pareti colorate si tingono di nuance differenti. Sembra di essere a teatro dove il regista accende, prima dell’entrata degli attori, tutte le luci sul palco. Un’esperienza emozionale davvero imperdibile!
Le visite al Canyon si possono effettuare previa prenotazione solo con le guide Navajo che lo gestiscono. Il 12 agosto del 1997 questo stupendo luogo fu protagonista di un grave incidente mortale a danno di undici visitatori che furono travolti dal flash flood. L’inondazione proveniva da ben 15 miglia di distanza e ancor oggi, tranne un sopravvissuto, la maggior parte delle persone non sono state mai più ritrovate. I residenti la ricordano come la peggior catastrofe mai successa in quella zona. Da allora l’area è stata sottoposta a rigorose misure di sicurezza, è monitorata costantemente e supervisionata dalla stazione meteo.
Nel corso degli anni infatti il flusso di turisti è andato sempre in crescendo e proporzionalmente anche il numero delle agenzie e le strutture ricettive della città di Page che ne fanno l’ubicazione più comoda dalla quale esplorare i dintorni con le sue attrazioni. I canyon sono due; l’Upper, quello descritto sopra, che è sicuramente quello più scenografico e frequentato. E il Lower, con un accesso più difficile per cui con meno afflusso, ma di certo non meno affascinante. Centinaia di persone al giorno accedono a questa meraviglia, va da sè che prenotare per tempo è necessario. Per i viaggi nei mesi estivi è utile riservare il posto almeno tre, se non quattro mesi prima se si vuole scegliere l’orario centrale.
C’è la possibilità di prendere parte a due tipi di tour uno dei quali è per fotografi, ovviamente con un costo più alto. Secondo la mia esperienza, consiglio quest’ultimo perchè se volete fare qualche foto con la macchina fotografica avrete un pò di tempo in più, potrete portare il cavalletto, che è indispensabile (è possibile affittarlo anche in agenzia) e lo zainetto. Nell’altro è tutto più accelerato ed entrerete solo con un piccolo marsupio. Una variabile importantissima per non sbagliare sui tempi è tener conto dell’ora legale che vige nella Navajo Nation rispetto agli stati vicini. Bene, siete pronti, non dimenticherete mai più quello che vedrete, mettete in tasca se volete, alcune parole del saggio Tatanka Iyothanka (Toro Seduto). Clelia Nocchi
“Oh Grande Spirito la cui voce ascolto nel vento, il cui respiro è in tutte le cose….lasciami camminare nella bellezza e fa che i miei occhi guardino il rosso e purpureo tramonto…….fa che le mie mani rispettino la natura in ogni sua forma e che le mie orecchie rapidamente ascoltino la tua voce….lasciami imparare le lezioni che hai nascosto in ogni foglia e in ogni roccia….aiutami a trovare azioni e pensieri puri…”