Girando per questo meraviglioso mondo si ammirano tante cose straordinarie, che siano esse scenari naturali o opere architettoniche di ogni tipo ed epoca e capita anche di transitare su strade che sono diventate famose per la bellezza del territorio che attraversano e per la loro storia. La Great Ocean Road nel sud Australia è una di queste ma con la peculiarità in più, rispetto ad altre, di essere stata dichiarata monumento nazionale.
I primi lavori del “monumento di guerra più lungo del mondo”, così è denominata in quanto commemora il sacrificio dei caduti australiani nella prima guerra mondiale, iniziarono nel 1919. Seicento civili e duemilaquattrocento ex soldati muniti di picconi, pale, carriole e dinamite, in 13 anni tra fatiche e pericoli, portarono a termine il percorso costiero. Era stata ideata sia per collegare fra di loro le piccole e belle cittadine della costa che per attrarre turisti nella regione del Victoria, ma anche per impiegare i soldati di ritorno dall’evento bellico in un periodo in cui il lavoro scarseggiava.
Affacciata sull’Oceano Pacifico, il lungo nastro di seta nera di 253 chilometri, contrassegnata B 100, attraversa e permette di fruire di un luogo affascinante. Iniziando nella cittadina di Torquay, a poca distanza da Melbourne e terminando a Warrnamboo, rispettando i limiti di velocità e non facendo soste, si impiegherà per coprire la distanza da un punto all’altro, poco meno di cinque ore. Ma non è cronometrando il tempo che si percorre la G.O.R. perchè è un piccolo mondo da scoprire.
Ogni villaggio che si incontra offre al viaggiatore un’ampia varietà di attività da fare e attrazioni da vedere e con piccole deviazioni potremo esplorare anche le belle zone circostanti. Ci aspettano paesaggi grandiosi, natura rigogliosa e fauna selvatica. Graziosi paesini, l’antica cultura aborigena, musei, eccellenti prodotti locali e poi un incredibile assortimento di sport. Si può decidere di partire in auto da est verso ovest o viceversa ma anche a piedi imboccando i 104 km della Great Ocean Walk. E’ necessario munirsi di una buona mappa descrittiva, scegliere cosa vedere e cosa fare e poi si va dove il cuore ci porta.
Nel National Park Point Addis, come in tutte le zone tutelate dello Stato, viene rispettata e divulgata la cultura degli Aborigeni, i proprietari originari che con queste terre hanno mantenuto un forte legame ancestrale. Interessante il cammino aborigeno nel bush che finisce con uno strepitoso affaccio sul mare. Se si è appassionati di sport acquatici, il posto è quello giusto, la prima sezione ad ovest della strada è il santuario dei surfisti. In inverno l’oceano e il vento regalano perfette “big waves” e durante il periodo pasquale si svolge un importante evento, il “Rip Curl pro Surf & music festival”, dove le spiagge vengono prese letteralmente d’assalto.
Se non si ama la folla converrà spostarsi ad Anglesea, ad Aireys o anche Lorne e Apollo bay. Ad Englesea c’è anche la possibilità di giocare a golf e tra una buca e l’altra vedere aggirarsi timidi canguri. La graziosa Aireys Inlet, di origine marittima, con il suo faro bianco risalente al 1891 affettuosamente chiamato la regina bianca, la si può scoprire con un tour guidato. Nelle vicinanze il Memorial Arch; un arco di tronchi e di cemento dove una placca metallica e un gruppo scultoreo raccontano la storia della G.O.R dove tutti ma proprio tutti si fanno una foto.
Nei pressi di Lorne c’è un punto panoramico mozzafiato, il Teddy’s lookout, spiagge bellissime e interessanti itinerari per trekkers tra felci e cascate nelle foreste di eucalipti, habitat ideale dei Koala. Se si capita di sabato ad Apollo Bay, si potrà dare un’occhiata al vivace Foreshore Market dove artigiani ed artisti mettono in mostra la loro merce e le proprie opere pittoriche. Esplorando l’entroterra invece le attrazioni più popolari nell’Otway National Park sono l’Otway Fly Treetop Walk; un’adrenalinica camminata di 600 metri su una passerella a 25 metri di altezza, che offre una visione aerea sugli alberi del parco, la torre a spirale di 45 metri e la Zip-line, un’esperienza da brivido nella foresta pluviale.
Dirigendosi verso Cape Otway Lighthouse si è davanti al faro più antico del continente australiano che dal 1848 segnala la costa ai naviganti. A Melba Gully State park l’eucalipto con il suo tronco di 27 metri di circonferenza è un’icona con i suoi 300 anni di età e se si vuole godere di un’atmosfera incantata è irrinunciabile una passeggiata notturna illuminata dal solo chiarore delle migliaia di lucciole che popolano la zona. Giungere a Port Campbell è arrivare un pò nel cuore della B100, qui si trovano i conosciutissimi faraglioni dei dodici apostoli. Ora ne sono rimasti solo otto in verità, ma per tradizione il nome è rimasto immutato per celebrarli e ricordarli. Le formazioni in pietra calcarea di 10 milioni di anni, alte 65 metri, come torri rocciose emergono dalle acque oceaniche, sferzate ed erose dalla potenza dei venti e dalla forza delle onde. Meravigliosa immagine con ogni tipo di luce, che sia una giornata tempestosa o sia accarezzata dal sole.
Questa parte della costa Victoriana è nota come la “costa dei relitti” poichè ben 200 vascelli vi sono naufragati. Tutta l’area è monitorata per cui si può nuotare in sicurezza, fare diving o snorkeling alla scoperta dei resti delle imbarcazioni. Quello più visitato, accessibile con un’immersione organizzata è senz’altro il Loch Ard che naufragò nel 1878. Numerosi anche i percorsi a piedi con tavole informative che permettono di conoscere tutta l’area, piena di grotte e archi. Warrnambool con la sua spettacolare posizione su Lady Bay è un luogo ideale dove nei mesi da maggio a settembre dalla piattaforma di Logan’s Beach, si possono osservare le balene australi che raggiungono la baia per partorire. Ufficialmente, ma solo sulla carta, la cittadina di Warrnambool chiuderebbe il percorso della G.O.R ma l’avventura australiana non ha una fine, ha solo un inizio. Clelia Nocchi