India/Pakistan, Wagah-Attari

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Alla mezzanotte tra il 14 e il 15 agosto del 1947, il subcontinente indiano ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna. La conseguente divisione in due stati, India induista e Pakistan musulmano, passata alla storia come “la Partizione” fu un evento storico eccezionale che si consumò nel sangue e in inenarrabili violenze per migliaia di persone che si spostarono da un paese all’altro seguendo la fede religiosa.

Due secoli di dominazione britannica finiti tra massacri. Malgrado la straordinaria rivoluzione non violenta del Mahatma Ghandi, nonostante i rapporti tesi tra i due paesi che hanno condiviso una storia fatta di lunghi conflitti, a Wagha sulla linea di confine, protetto con un alto reticolato di 50 km, ogni sera prima che il sole tramonti si svolge la cerimonia dell’ammainabandiera e chiusura dell’unico sorvegliatissimo varco.

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Il passaggio che permette il collegamento tra Lahore in Pakistan e Amritsar in India e viceversa, diventa teatro dello specialissimo spettacolo, che se non visto ha dell’incredibile. Per organizzare la partecipazione, dipende molto dal paese dove si soggiorna, se si è in Pakistan, nessun problema perchè gli spettatori saranno pochi e si troverà con facilità un posto a sedere, le cose cambiano se si è in India. Arrivare con molto anticipo farà la differenza.  Lunghe file si formano all’ingresso a causa delle perquisizioni, meglio non portarsi borse, zaini e sacche, tutto dovrà essere lasciato e poi ripreso all’uscita.

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Sono però ammesse macchine fotografiche, cellulari e tablet, che possono essere portati in una piccola borsa di plastica. Anche se l’anfiteatro adibito alla manifestazione è molto grande, i posti i migliori e quelli all’ombra sono pochi e stare sotto il sole per ore non è piacevole. Ma in questo caso i venditori ambulanti vengono in soccorso, con tutto l’occorrente per la “sopravvivenza”.  Con poche rupie si possono acquistare cappelli con tanto di logo, bibite, acqua che è fondamentale, gelati e cuscini.

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La quantità di persone che affolla le gradinate che circondano la frontiera è pari a quella che si potrebbe vedere durante una partita di calcio, tifo e speaker compresi.  Il cerimoniale segue uno schema prefissato che a quanto dicono è stato migliorato negli anni.

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Tutti i movimenti vengono eseguiti seguendo un rigido disciplinare militare mostrando un atteggiamento aggressivo e ostile, ma da ambedue le parti sono così bene sincronizzati che viene difficile pensare che il tutto non sia stato preparato insieme e a lungo. Durante tutta la parata, a cui partecipano anche cani addestrati, i soldati in alta uniforme mantengono un’espressione seria e concentrata che neanche i fragorosi applausi riescono a scalfire.

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Mentre la voce microfonata dello speaker indiano sottolinea la performance incitando la folla che esulta al grido “Hindustan zindabad” lunga vita all’India, dall’altra parte lo speaker pakistano urla ancora più forte il loro slogan patriottico.  Nella zona centrale gli ufficiali si stringono frettolosamente la mano, mentre vengono ammainate e piegate meticolosamente e contemporaneamente le rispettive bandiere poi vengono chiusi platealmente i cancelli, che mettono fine a tutta la cerimonia.

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Intanto il sole, che ha assistito come ogni giorno a tutto la stupefacente cerimonia, si spegne piano piano lasciando che tutta la folla lasci il campo, domani tornerà ad illuminare uno dei confini più caldi del mondo e chissà che prima o poi quei cancelli rimarranno definitivamente aperti, come forse tutti partecipanti segretamente sperano.   Clelia Nocchi

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